È stato detto che occorre conoscere le regole per imparare a trasgredirle. Personalmente, pur essendo tra coloro che sostengono l’impossibilità d’insegnare l’arte, ritengo di poter dire che la piena realizzazione espressiva di un artista consista nel miracoloso equilibrio tra conoscenza – lo studio critico di coloro che hanno fatto la storia dell’arte: nel cinema, quanto nella pittura, nella musica, nella letteratura – e vocazione. Si tratta dell’eterno ciclo del trasferimento della conoscenza, che ha segnato l’evoluzione dell’espressione artistica. Ognuno – anche il più grande – ha avuto il proprio modello/maestro da cui imparare e a cui riferirsi, carpire i segreti. È accaduto a Fellini con Rossellini, a Giotto con Cimabue, ecc. ecc. La differenza tra un buon allievo colui che, talvolta, supera il maestro, risiede nel fatto che il primo si è fermato alla conoscenza, mentre il secondo ha scovato e fecondato la sua vocazione.
Quello che a me interessa, in tal senso, non è il trasferimento di nozioni ma l’esplorazione e l’alimentazione delle altrui attitudini espressive. In epoca di contaminazione (leggi: omologazione) tra cinema – linguaggio audiovisivo tout-court – e multimedialità, non di rado a scapito di una distinzione di competenze ed estetiche, la figura dell’autore, ma anche quella di attore, necessita d’essere studiata oltre una visione rigidamente assiomatica, a partire dalle domande più ricorrenti che suggerisce: la tecnica rimanda alla semplice conoscenza della “grammatica filmica” o implica un’attitudine culturale-intellettuale? Il ruolo ed i compiti del regista, (che connotano l”’unità stilistica”), ne definiscono – sempre – quello di unico Autore (ascritto, invece, da taluni esclusivamente alla figura del regista-ideatore del soggetto/della sceneggiatura)? Esiste un primato del linguaggio filmico su quello del contenuto narrativo, soprattutto nella trasposizione cinematografica di un testo letterario? Ed ancora: C’è frattura e/o incompatibilità tra regista-“imprenditore”/organizzatore e Creativo, alieno ad ogni compromesso? Cosa s’intende per direzione registica: degli attori (che attiene all’empatia, la “lettura” intimista-comportamentale), della scena (che riguarda la visone creativa, quanto quella organizzativa di ognuno dei componenti del cast)?
A queste ad altre domande, m’impegnerò-c’impegneremo a dare delle risposte – “aperte” – con il contributo imprescindibile – di emozioni, curiosità, intelligenza, sensibilità – di chi avrà scelto di seguire il nostro l’itinerario formativo. Un percorso, che vuole avere un ulteriore spazio di studio, dibattito, confronto, sul presente Blog. Un spazio-forum riservato alle riflessioni e le domande (retoriche o meno) degli allievi; i loro scritti, saggi, recensioni, componimenti, ecc. Una luogo d’incontro virtuale oltre i tempi/gli spazi della Scuola e ad integrazione di questi.
Nelle pagine successive è riportata una selezione di articoli e studi attinenti alla mia esperienza, formazione, visione, insieme ad un’illuminante intervista fatta a Renzo Rossellini. Vi faranno seguito brani e/o articoli sollecitati dal forum, che mi auguro il più possibile vitale e partecipato, ed altri appositamente estrapolati da riviste e pubblicazioni specializzate, con la finalità d’ampliare l’occasione di lettura ed interpretazione critica di ognuno.
La parola, dunque, ai curiosi. E gli audaci!
Roberto Petrocchi